“L’ottava è la distanza tra il DO grave e il Do acuto”, parafrasando, è la distanza che c’è tra uno stato d’animo e l’altro, tra la tristezza e la gioia. “L’ottava è assai sgradevole, però, se studierò, l’ottava intonerò” è la filastrocca sonora con cui la nostra Docente Francesca Curti Giardina, esperta ed eccellente musicoterapista e cantante, ha dato inizio al laboratorio di #Musicoterapia nell’ambito del percorso formativo di #Arteterapia Arte che cura, lo scorso sabato 22 febbraio.

La musicoterapia ha a che fare con l’uomo, col suo sentire e farsi sentire, con l’ascolto di sé, delle proprie vibrazioni ed emozioni e con l’ascolto dell’altro. Si parte dalla voce, strumento principe dell’ ”umanofono”, e la voce esprime il sentire di ognuno. Il semplice, quotidiano “Buongiorno”, può essere assertivo, tranquillo, allegro o rabbioso. Ma può anche oscillare dalla calma alla rabbia, alla gioia, alla tristezza. E tutte queste emozioni possono essere protagoniste di una favola personale, che consegnata ad un gruppo, diviene altro da sé ed emozione del gruppo che la mette in scena con il corpo, con suoni del corpo e di oggetti improbabili che emettono suoni: un libro, una sciarpa, un portaocchiali, una collana, una bottiglia d’acqua… Ed è terapia. Chi si sentiva sul RE (indecisione) coglie in sé il MI (l’allegria) chi non usciva dal FA (silenzio) si sente un SOL (il sole, potente allegro, caldo).

La prima parte della giornata, è trascorsa così alternando voci, emozioni, cantando sé stessi e l’altro. Francesca Curti Giardina ha fornito il gruppo (oltre venti persone) di “strumenti” nuovi eppure così propri per attraversare il mare di emozioni di ognuno, il mare ed i suoi suoni ed i suoi colori. Sì, perché ogni nota è un’emozione, ed è un colore, metterli insieme può dar vita ad un arcobaleno ad una armonia oppure al nero alla confusione, l’uno o l’altro dipendono da quanto ognuno mette di sé in termini di autenticità e di ascolto.

Nel pomeriggio il laboratorio è proseguito con un lavoro in gruppi ed una simulazione.

Una splendida giornata di sole ha ispirato l’idea della primavera ormai alle porte, quattro studenti sono stati invitati ad individuare quattro parole che fanno primavera: sole, venticello, fiori, passeri. Sono nati così i gruppi che hanno messo in scena (corpo e suoni inediti) le quattro parole. Efficaci, rabbiose, commoventi. E si è appreso che non basta stare sul compito, sulla performance, che è bello e leggibile ciò che è autentico; commuove, rallegra e fa entrare in relazione ciò che realmente rappresenta ciascuno e il gruppo nel sentire. Un nido di passeri che si abbracciano, si nutrono, si sostengono per spiccare il volo, o la danza di un sole nascente che diventa pieno e dà calore, fatti di suoni e movimenti danno senso e significato a tristezza, gioia, imbarazzo, disagio, bisogni svelati senza la parola.

La simulata proposta ha concluso la giornata. Un momento divertente e difficile al contempo: sperimentarsi nella difficoltà di interagire, coordinarsi, ascoltare, farsi carico del proprio team e del gruppo affidato può scatenare conflitti, rabbia, frustrazione. Il gruppo “bambini” si è divertito molto ad imbarazzare il “team esperti”, eppure alla apparente allegria è corrisposta una certa frustrazione nel non sentirsi accolti, incontrati, e alla frustrazione della mancata azione didattica è corrisposta, per qualche “esperto”, la gioia del sentirsi vicino a quei piccoli allievi così concentrati sui propri bisogni. La musica ha un forte potere terapeutico, non solo la musica suonata con gli strumenti, ma ogni vibrazione che si esprime in un incontro, nell’espressione di un bisogno, nella memoria, nello stare con sé e con l’altro cercando l’armonia.

Le otto ore di laboratorio di #musicoterapia sono fluite in armonia con il DO (decisione) di Francesca e il suo MI (dolcezza), tra momemnti di necessario e creativo FA (silenzio), attimi di resistenza e di RE (indecisione) dei partecipanti e con il calore del SOL, della giornata, della Docente e del gruppo, sono diventati un LA (gioia) espressa da tutti con un grande SI (affermazione).

Con grande attenzione e rispetto a chi, cominciando questa avventura, ha salutato il gruppi con un RE o con un FA!

Report di

Paola Sergio