Nel pensiero di Moreno, la psicopatologia è una progressiva diminuzione della spontaneità e della capacità di trovare soluzioni creative entrambe dovute al tentativo di adattarsi alle richieste del mandato familiare.
La nascita del metodo psicodrammatico tiene dunque conto dell’assunto che le psicopatologie nascono dal tentativo dell’individuo di soddisfare le attese di un ambiente che attraverso ruoli e comportamenti impone un mandato spesso contrapposto alle tendenze personali.
Il setting dello psicodramma è uno spazio che, aprendosi alle drammatizzazioni, si moltiplica simbolicamente.
E’ il luogo dell’incontro: quello che cambia, rappresenta, raccoglie, facilita, risponde e ristruttura. E’ un ambiente complesso, ricco, movimentato, dove interagiscono la realtà, l’irrealtà e la semirealtà.
Ma è anche l’insieme degli oggetti (la scena, il palcoscenico, gli arredi, gli altri oggetti simbolici, le luci e la musica) e degli ‘’agenti psicoterapeutici’’ ovvero lo psicoterapeuta, gli Io-ausiliari ed il pubblico. Ed infine c’è l’azione, cioè l’incontro del terapeuta con il protagonista nel gioco interno del gruppo.
Come affermava Moreno: ‘’l’atto viene prima della parola e la include‘’
Nello psicodramma, a differenza delle terapie verbali, ciò che appartiene al mondo del profondo, dell’inconscio, ciò che noi chiamiamo “emergente”, non viene solo raccontato, ma drammatizzato con tutta la forza delle emozioni e rivissuto, riletto, interpretato da protagonista della propria esistenza.
Il setting terapeutico dello psicodramma si propone dunque di costruire una rappresentazione scenica spontanea, che permetta:
di rendere visibile ed interpretabile il materiale latente;
di far rivivere sulla scena i conflitti intrapsichici;
di sdrammatizzare, nell’interazione con il gruppo, le frustrazioni interiori favorendo la rielaborazione delle fasi critiche dello sviluppo;
di riconoscere nel corpo il linguaggio dell’inconscio e i segni di malessere psicologico;
d’imparare le tecniche, per intervenire sulle dinamiche psico-corporee;
di rendere consapevoli i conflitti interpersonali;
di rielaborarli e di sperimentarne percorsi risolutivi;
di restituire al soggetto la propria spontaneità e di sviluppare il proprio potenziale creativo.
Lo Psicodramma è una tecnica nata da un’intuizione di Jakob Levi Moreno: la forza espressiva del setting teatrale può essere finalizzata alla risoluzione dei conflitti interiori. I contenuti emozionali vengono rappresentati su un meta-forico palcoscenico attraverso la messa in scena dei propri vissuti.
Il “mettere in azione” permette di rivivere emotivamente i temi ed i conflitti individuali con la forza della realtà.
Il protagonista, con l’aiuto del conduttore in qualità di regista, del gruppo in qualità di co attori (Io-Ausiliari) e di specifiche tecniche (doppiaggio, inversione di ruolo, specchio, soliloquio, scultura familiare, etc.), ha l’opportunità di esprimere, non solo verbalmente ma anche con la forza dell’azione, i nodi della propria esistenza, rivivendoli e di ridefinendoli creativamente.
E’ una tecnica che consente numerose applicazioni. Difatti, mettere in scena i contenuti emotivi, relazionali e spesso inconsci dell'individuo, del gruppo o della comunità, consente di rendere visibile ciò che solitamente non lo è, facilitando la trasformazione e l'evoluzione in modo profondo ed immediato.