
“Luci in laguna”
Tecnica mista su carta intelata 60X80cm
Laguna di Venezia, verso sera, in una giornata autunnale.
Mare e cielo quasi si confondono, tranne che per le luci di Porto Marghera sull'orizzonte.
L'autore: Billo Livio
Livio Billo, è nato a Legnago (VR) nel 1952 e vive nei pressi di Padova. Laureato in Lettere Moderne e perfezionato in Storia dell’Arte, per tale disciplina è stato titolare di cattedra negli istituti secondari e docente a contratto presso l’Ateneo padovano. Autore di saggi e contributi su arte contemporanea e moda, fra cui si segnalano Figure della Transavanguardia, Carte Segrete, Roma 1989 (prefato da A. Bonito Oliva) e Figurini, Cleup, Padova 2003 (prefato da G. Dorfles, collabora attualmente con la prestigiosa fondazione londinese “The Sir Denis Mahon”, per la realizzazione e/o la recensione di mostre su fenomeni artistici contemporanei, quali Techno-Medioevo. Age of Future Reloaded (Londra 2018); Visions and Visionaries. Visions and Imagining in Blake, Burne-Jones, Allen Ginsberg, John Latham and other masters (Londra 2019); Visionaries and the Art of Performance (Spoleto 2019).
Coltiva fin da giovane l’interesse per poesia e pittura, pratica quest’ultima nella quale si è formato da autodidatta, traendo inizialmente spunto da post-impressionismo, simbolismo e avanguardie di tipo non aniconico. Maturando l’esperienza, procedimenti tecnici e linguaggio optano per soluzioni pittoriche consonanti – a detta di taluni critici (A. Mozzambani, G. Segato, S. Salvagnin, A. Sandonà) – con quelle dell’espressionismo “storico” (nelle tematiche) ed “astratto” (nel ductus); consonanze che l’artista riconosce, per altro, come funzionali alla definizione formale di quel suo prioritario e connotante rapporto uomo/natura e uomo/storia/società che la condizione “postmoderna” ha drammaticamente problematizzato, rendendolo eticamente “fluido” e umanisticamente “debole.
In risposta a tale congiuntura, tiene le mostre itineranti a tema del decennio ’80: Confronti con il quotidiano e I sensi della memoria. Segue poi una parziale inattività, dettata da un radicale ripensamento teorico che ne rafforza infine il convincimento da sempre sotteso al suo fare artistico: la c.d. “pittura da cavalletto”, per quanto ostracizzata e marginalizzata dall’attuale “sistema dell’arte”, non è affatto “lingua morta”, ma anzi sempre viva, e capace di dare voce all’umano e alla sua innata tensione spirituale.
Tra i principali riconoscimenti alla sua opera, si segnalano le recenti acquisizioni del MUDI di Rodello d’Alba (2017) e del MOA di Eboli (2019); è risultato inoltre “Vincitore Assoluto” della 21ͣ e 23ͣ edizione del “Premio L. Tito” (Dolo, 2017, 2019) e della 2ͣ edizione del premio “We are the world” (Napoli, 2019).