La lezione comincia come di consueto con qualche minuto di meditazione con la musica, pratica che favorisce un contatto maggiore di ognuno col proprio centro e la propria presenza, successivamente la dott.sa Ventura chiede a noi tutti partecipanti di condividere il nostro stato d’animo e che effetto ci fa ritrovarci a lavorare insieme in questa forma. Dalle condivisioni del gruppo emergono tanti temi quali la nostalgia del contatto, il piacere di ritrovarsi tra persone che condividono un linguaggio comune di ricerca, insofferenza per le restrizioni del periodo ecc.. La conduttrice evidenzia l’importanza di lavorare cercando di dare più spazio al piacere e alla presenza dal momento che con il lavoro online c’è il rischio che si attivino più facilmente modalità legate al controllo.
Il tema che Caterina Ventura introduce a partire dal lavoro di Yalom è quello dei fattori terapeutici che caratterizzano il lavoro con i gruppi. Tocchiamo il tema dell’infusione della speranza contrapposto a quello dell’illusione; il tema dell’universalità, ovvero la condivisione di narrazioni e processi individuali che parlano a tutti; quello dello scambio delle informazioni sul piano cognitivo, azione che svolge la funzione di placare l’ansia e che fornisce strumenti per la gestione dei momenti esperienziali.
Il lavoro di gruppo, spiega la conduttrice, è molto utile poiché consente sia il lavoro sulle relazioni reali che quello sulle parti interne. Dopo questi spunti teorici passiamo ad un secondo momento esperienziale, ognuno di noi è invitato ad individuare nel gruppo quali persone corrispondono a quali parti interne nostre. La finalità di questo piccolo esercizio è quella di prestare attenzione alle nostre posizioni interne ed esterne ed ai movimenti possibili, cogliendo gli spunti per piccoli cambiamenti evolutivi che ognuno può attivare per fluire maggiormente con la vita.
Chi lavora con i gruppi deve poter attivare in sé ogni parte del gruppo, essere disposto cioè a mettere in contatto queste parti interne per integrarle e farle dialogare. Chiedere alle persone di interagire nel presente dell’esperienza del gruppo significa fornire l’occasione per sperimentare nuovi modi di entrare in relazione con gli altri. Il gruppo è un campo di sperimentazione grandioso.
Come terzo momento esperienziale la conduttrice ci chiede di condividere qual è il nostro modo di porci rispetto alla pratica del dare e ricevere consigli, e più precisamente quali modalità relazionali di responsabilità, passività, aggressività, apertura o rifiuto mettiamo in campo. Il giro di condivisione è stato molto intenso, molto esplicito, profondo ed anche divertente, con l’aiuto della conduttrice ognuno di noi ha potuto svelare modalità implicite ed esplicite, più o meno aggressive di comunicazione con gli altri, giungendo ad una nuova consapevolezza.
L’incontro si conclude con la proposta di un esercizio da svolgere a casa sul tema della comunicazione con l’altro. Ci salutiamo grati e soddisfatti dopo un incontro nutriente e prezioso sia sul piano della formazione alla relazione d’aiuto, che su quello umano della condivisione di spazi di intimità.