Immersi nel buio candido del mare di petrolio
non siamo che peschi esausti e passivi ad ogni
dolore, divenuto sordo.

Qualcuno procombe, non teme al vicino spirare
della moina morte il volenteroso.
Non dovrà almeno sentirsi deluso.

Nessuno vede oltre gli occhi
e allora anche l'aperto mare
senza un inizio e una fine
tanto bramato di scoprire

é un esigura grotta
dove si inorridisce incastrati-
dalla quale entra luce:
proviene immacolata

valicando un raggio
anonimo come il vitale-
eremita nell'immenso vasto.

Fra tutti i branchiati,
una bislacca e gracile triglia
fatica ostinata per uscire
dal suo bruttume petrolifero.

Non ha buone volontà!
Soffre, ma continua
a diguazzare alla ricerca
del mare vero.

Primeggia in lei una dea,
la speranza, senza
la triglia si sarebbe già
abbandonata come i suoi simili.

Schizza via nell'aizzarsi di
un onda e lascia il resto,
il petrolio per lei non esiste più.

chissà dopo quanti martiri
e fallimenti nel provarci.

E il marinaio,
guardandola curioso
cosa potrà mai aver capito?

 

“Petrolio”

La poesia tratta il malessere comune che d'oggi giorno viviamo e che attraverso la pandemia ci ha fatto toccare il fondo, lasciandoci soli con noi stessi e dove pochi possono trovare il riscatto.

L'autore: Franceschini Armando