Report primo incontro laboratorio scrittura autobiografica

Il verbo, l'avverbio, i cardini sostanziali, lo haiku e le sue more, come sillabe succose di rovi di agosto, Teresa Battista stanca di guerra... Jorge Amado

Un laboratorio di scrittura autobiografica?

Molto di più.

Un viaggio per mano, vibrante come un tango nostalgico, profumato come

la Provenza, colorato come la sua lavanda.

Un viaggio sensoriale che partorisce parole, da custodire come figli immaturi.

Ricordi, suggestioni, immagini, fotogrammi nella parola genitrice

Ritorno madre e padre e poi bambina.

Non vedevo mai numeri su quel pallottoliere ma lettere, lettere.

Parole scomposte che in un giro ipnotico diventavano A R P A oppure P A R A o...

P R A A... o ancora... R P A A

E la lingua inciampava e la maestra si arrabbiava.

"Sei distratta" diceva, "è semplicemente una somma."

3 + 5

Allora? Il risultato?

"R.. A... P... A...." Rispondevo.

Ecco Francesco Brunacci ha camminato sui fili di un pallottoliere,

ha portato le nostre mani a pescare parole.

Un gioco magico.

Un gioco di scrittura matematica, sottrarle , buttarle, dividerle,

addizionarle moltiplicarle.

Su sfondi di cucine, mimose e tulipani, fotografie assonnate, pareti colorate,

cala una domanda, proprio come una serranda.

"La mosca vola è una storia?"

Non lo sappiamo...

E fino a quando non lo sappiamo se lo è, non è una bella storia,

quando lo sappiamo, è proprio una bella storia.

Isabella Urbano