Lo sviluppo antropologico, culturale e psichico dell'essere umano testimoniano in che misura l'arte sia un fenomeno afferente alla possibilità di assicurarsi la continuità dell'esistenza.
Dal punto di vista antropologico, la funzione simbolica ha a che fare con la possibilità di significarsi l'esistenza, anche nei suoi aspetti più traumatici, contenendo che contraddizioni che contrassegnano la vita, a partire dalla sua relazione con la morte.
Dal punto vista dello sviluppo affettivo non accade nulla di diverso: il bambino, come l'uomo di Nehandertal, si serve della propria creatività per sopravvivere a un'angoscia altrimenti intollerabile, un'angoscia che da la sensazione di mettere in pericolo l'esistenza stessa. Se Levi Strauss sostiene che in ultima istanza l'ordine simbolico contrassegna l'essere umano in quanto tale, Winnicott comprende in che misura il simbolico sia una funzione essenziale per lo sviluppo affettivo del bambino. Il simbolico è una funzione che media tra la realtà interiore (l'immaginario) e l'efferatezza del reale. Il bambino che gioca con "l'oggetto transazionale" (la bambola, il peluche ecc.) è esempio di un delicatissimo equilibrio organismico che sta tentando di compensare attraverso la funzione simbolica un vuoto altrimenti incolmabile.